martedì 5 giugno 2012

scacco a Windom.

Finalmente riesco a leggerlo, in trasparenza. Cazzo, assomiglia davvero a Windom Earle, e tutto vibrante d'elettricità che gli strabuzza gli occhi s'alza, racconta, gesticola, mi scruta indagatore, annusa le mie risposte sempre paracule, mi racconta con piglio drammatico di quell'inquilino maledetto che non gli ha mai ma proprio mai pagato l'affitto: gli aveva detto d'essere un carabiniere, e invece serviva alla mensa della caserma e aveva falsificato ad arte tutti i documenti per abbindolarlo ben bene. Davvero non colgo il punto, ma annuisco complice facendo automaticamente miei i segni della sua indignazione. 
Quando mi dice che dei miei ex colleghi genovesi, tra tutti, conosce proprio quel nano là vincente sudaticcio profumatissimo e platealmente cocainomane, il quadro è compiuto e realizzo che posso farcela.
Posso farcela.
"Cioè, capirai, non per farmi gli affari tuoi, ma le garanzie... senza una busta paga..."
Sorrido appena, inspiro, attacco a parlare con quel mix di pazienza paterna e arroganza furbetta che costringe, in genere, la gente come lui a darti ragione piuttosto che correre il rischio - inaffrontabile per chi nella vita mai è stato sfiorato da punkitudine alcuna - di passare da coglione: "beh, guarda, a dirti il vero è proprio il lavoro fisso a costituire un'anomalia nel mio campo... solitamente, lavoro in giro per l'Italia, alla settimana della moda ad esempio... fondamentalmente tutte collaborazioni così, freelance..." e avanti a sommergerlo di fumose fumanti stronzate. Dopo, ovviamente, mi sentirò addosso tutto quello sporco dell'umanità che detesto, insieme all'inevitabile esaltazione del baro vittorioso, quel miscuglio postmasturbatorio di colpevolezza e soddisfazione che sempre m'assale quando m'accorgo che sì, potrei davvero essere come te, potrei pur'io simulare una vita intera
Garanzie?!? Possibile che l'unico azzardo spetti sempre e solo a voi, voi che comunque mai potreste perdere? In che mondo vive, questa gente che non fa che chiedere e addirittura esigere garanzie? Nel mio mondo, l'avvocato re del karaoke che vive nell'appartamento sopra il mio, vedendomi riparare il sellino della vespa col nastro adesivo mi chiede, tutto pimpante per dissimulare l'imbarazzo, "ma se poi vuoi buttarlo via regalamelo, eh, che sul mio ora, prima di salire, io metto un giornale così non mi bagno il culo con l'acqua che viene da dentro". Perché l'evidenza è che pure la rispettabilità è un azzardo, una finzione precaria.
E quindi son qui a dirgli 'ste cazzate pensando invece chissà perché che forse dovrei raccontargli di quell'estate, da ragazzetto, in cui ho fatto il muratore per quel tizio che tutti chiamavano Gesùccristo, un uomo smilzo e possente che la mattina m'offriva focaccia buonissima ancora fumante e che ogni giorno m'inorgogliva con il suo stupore per la mia forza comunque sorprendente, nel mio piccolo, ignorando il dolore dei miei muscoli quando la sera rimanevo per ore a galleggiare nella vasca bollente prima d'andare a letto felice, felice e soddisfatto nell'illusione di sentirmi un po' uomo e un po' utile. Ma queste son cose da non dire a nessuno, mai, perché quello star bene infantile e dunque lecitamente, genuinamente consolatorio risulta insopportabile a noi borghesi, è qualcosa da nascondere con l'alibi del rispetto, questo sì falso e borghese, per il santissimo proletariato sgobbone. Son mondi che davvero non si possono mischiare, questi, manco nei discorsi da bar, e così come quest'uomo che ho davanti mai mi considererà suo pari concedendomi il sospetto dell'azzardo (e per questo io lo fotterò, da suo pari), così nessuno mai più come Gesùccristo mi chiamerà compagno senza ironia.
E allora adesso io mi permetto un sorriso finalmente sincero, di cui tu ignorerai per sempre l'origine e il perché: qui, ora, io sono il disoccupato con la casa nuova e bellissima, il perdente che prevale, il re del foro che trionfa con le chiappe bagnate, un autentico tristo eroe dei due mondi, insomma, come quest'italietta infame impone.
Ma non son cose da raccontarsi in giro, queste.


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