mercoledì 18 aprile 2012

no toys, per favore.

La stramaledetta versione barbona ipersteroidea di Platinette per circa un'ora gira e rigira intorno alla delicatissima scabrosissima questione del compenso: una sorta di timido acrobata della sega, da come e tanto mi titilla badando ben bene a non urtarmi le palle. Per il contratto, mi rassicura, nessun problema, e poi riparte con l'allenatissima supercazzola per evitare il punto ed offuscarmi il giudizio: d'altronde, mi rassicura ancora, nessuno dei suoi accàunt s'è mai lamentato dei cinque euro a consegna, e lui non è mica uno di quegli sfruttatori là. Ma soldi non ce n'è, e tu non sei mica più un ragazzino, eh. Anzi.
Una volta, qui, era un continuo squillar di telefoni, ci credi?

Un lavoro così, c'è chi mi pagherebbe, per farlo.

Se fossi giulivo e analfabeta, caro il mio frallòppo fasciociccione, mi proporrei candidamente a te come PROPOTRICE, ma la vita, pure in questo preciso momento, lavora per far di me un osceno giullare del colloquio conoscitivo, una diplomatissima ragazza immagine pronta sì al nudo integrale, ma solo a patto che non ci siano, intorno, rapaci scodinzolanti TOYS pronti a violarle pure quell'ultimo rinsecchito residuo di sacralità.
La richiamo io, eh. Tante care cose.

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